Ho sempre ritenuto che il Preparatore Atletico moderno debba essere un professionista quanto più possibile eclettico ed incline ad una gestione a 360 gradi dell’atleta sia dal punto di vista della performance che da quello, all’occorrenza, della prima assistenza sul campo in caso di infortunio.
L’aspetto ed il background Biosanitario di tale figura, ormai divenuta pressoché imprescindibile soprattutto negli Sport di contatto e di squadra ma non solo, ritengo rappresenti un valore aggiunto relativamente all’immediata individuazione di taluni momenti critici che possono palesarsi durante una gara;tra questi, annovereremo sicuramente la c.d. SINDROME DEL SECONDO IMPATTO come elemento di assoluta delicatezza ancora troppo disconosciuto e sottovalutato, in modo particolare tra i dilettanti e i loro addetti ai lavori.
Essa si riferisce ad una sintomatologia per lo più rara ma non impossibile che potrebbe rivelarsi fatale e che ha luogo nel momento in cui il giocatore subisce un trauma cranico importante e subito dopo ne subisce un altro – c.d. appunto “Secondo Impatto ” prima di essersi ripreso totalmente e di aver scongiurato eventuali lesioni cerebrali intracraniche dovute al precedente.
Questa situazione può verificarsi soprattutto quando siamo in presenza di uno stato confusionale, vertigini o addirittura perdita di coscienza dovuta al primo impatto il ché impone, oltre all’immediata uscita dal campo del giocatore, anche un’attenta osservazione dello stesso per qualche giorno/settimana, oltremodo lontano dall’attività se necessario.
Dal punto di vista clinico invece, ciò che può verificarsi è un’eccessiva pressione all’interno del cranio causata da un’errata irrorazione sanguigna scaturita dal trauma dell’eventuale secondo impatto che proprio per questi motivi, è assolutamente da scongiurare ed evitare.